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Scenario

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Active Piano lo scenario

Ovunque direzioniamo il nostro sguardo investigatore, ci accorgiamo che in ogni contesto in cui il pianoforte trova il suo habitat assistiamo ad una dicotomia nella scelta tra pianoforte digitale e pianoforte tradizionale, parliamo di navi da crociera, sale da ballo, concerti dal vivo, scuole musicali, studi televisivi, ma anche le abitazioni private, ecc... Ciò che emerge è il fascino riverberato nei secoli del pianoforte tradizionale, la sua qualità materica, la sua intrinseca bellezza, il valore, il suono, l’eccellenza. Il pianoforte, già dalla sua definizione per come lo conosciamo oggi, è sempre stato un prodotto di élite, non è mai stato economico, ma le condizioni sociali negli ultimi trecento anni hanno visto un riassestamento delle classi sociali, adesso lo spaccato è meno evidente, e anche un privato, con qualche sacrificio può permettersi un pianoforte discreto. Ma oggi il problema paradossalmente sono gli spazi, il trasporto, insomma i tempi moderni e frenetici che viviamo male si conciliano con questo strumento. Anche la variante verticale del pianoforte sta incontrando una caduta nelle vendite a favore dei più versatili pianoforti digitali: sono maneggevoli, si possono spostare con facilità, hanno la possibilità di essere amplificati a piacere o di ascoltare il suono in cuffia, si può accedere ad una quantità esagerata di suoni differenti, si possono effettuare campionature, si possono collegare al computer e si può registrare direttamente senza fastidi e rumori di sottofondo, insomma, sembrerebbero migliori, ma come dicevamo prima, il suono del pianoforte rimane inimitabile ed irriproducibile.

Un altro aspetto dei pianoforti digitali ci fa storcere il naso, il suo aspetto. Certo, non in sè, ma nell’insieme di cavi, cablaggi, casse dislocate, supporti, un insieme male assortito e male organizzato di fastidiosissimi elementi che sono vitali per il suo funzionamento e senza i quali non si potrebbe accedere a quella versatilità e customizzazione del suono di cui sopra, per non parlare della capacità che bisogna avere nel regolare l’amplificazione.

Sembra non esserci definitivamente una scelta giusta nell’esperienza pianoforte, ognuna delle due presenta evidenti punti di forza ma altrettante debolezze, potrebbe esserci una via dimezzo in cui far confluire solo gli aspetti positivi delle due soluzioni? È quello che tentiamo di raggiungere.